Renault diventa cinese: accordo ufficiale, bomba nel settore automotive

Renault e Geely, una collaborazione inaspettata che cambia il volto dell’automotive globale: ecco come la joint venture Horse sta riscrivendo le regole del mercato.

Quando si pensa a Renault, viene in mente una storia lunga e radicata in Europa, un simbolo della tradizione automobilistica francese. Ma cosa succede quando un colosso con una tale eredità decide di unirsi con una delle più potenti aziende cinesi? Un’alleanza senza precedenti che sta per scuotere l’intero panorama globale dei motori. E per chi ha sempre visto Renault come un bastione della tecnologia europea, questa potrebbe sembrare una svolta sorprendente.

Renault accordo con la Cina
Renault diventa cinese (Renault News)

Eppure, nell’industria odierna, anche i giganti non possono rimanere isolati. Per restare competitivi, molti marchi devono affrontare sfide tecnologiche e ambientali di portata mondiale, e spesso questo implica partnership inaspettate. Ma in questo caso, l’idea non è solo di competere: Renault e Geely stanno cercando di ridefinire cosa significa essere una casa automobilistica nel XXI secolo. E con questa mossa, la strategia dietro alla joint venture Horse potrebbe dimostrare che il futuro non è sempre quello che ci aspettiamo.

La nascita di Horse: la nuova potenza dei motori termici

Il progetto ha un nome evocativo: Horse Powertrain Limited. Con sede a Londra, la nuova entità sarà detenuta al 50% sia da Renault sia da Geely, con l’obiettivo di progettare, produrre e distribuire componenti fondamentali come motori, trasmissioni e batterie per auto termiche e ibride. In un’epoca dominata dal passaggio all’elettrico, perché puntare ancora su questo tipo di tecnologia?

Il mercato, al di fuori dell’Europa e della Cina, è ancora in gran parte dominato dalle auto a combustione interna e dalle ibride. Una realtà che spinge le due aziende a unirsi per rispondere alla domanda globale, contando su una forza lavoro di circa 19.000 dipendenti distribuiti in ben 17 impianti produttivi e cinque centri di ricerca.

Con un fatturato annuo stimato di circa 15 miliardi di euro, Horse è più di una semplice collaborazione: è l’incarnazione di una visione condivisa. La mossa di Renault e Geely di trasferire la proprietà intellettuale delle rispettive tecnologie al nuovo gruppo mostra una fiducia reciproca rara nel settore. Horse potrà contare su un’ampia gamma di conoscenze e brevetti per affrontare le sfide tecnologiche, e questa sinergia potrebbe ridurre significativamente i tempi di sviluppo dei nuovi motori e componenti.

Dall'accordo tra Geely e Renault Group nasce Horse Powertrain Limited
Dall’accordo tra Geely e Renault Group nasce Horse Powertrain Limited (Renault Media Press – Renault News)

Il fatto che Renault abbia deciso di uscire dalla “comfort zone” dell’Europa per entrare in una partnership alla pari con una realtà asiatica come Geely non è solo una questione di espansione di mercato. Geely porta in dote un accesso strategico ai mercati emergenti, e questa alleanza potrebbe rafforzare la posizione di Renault anche in quelle aree dove le ibride e le termiche sono ancora la scelta dominante.

La posta in gioco per il settore automotive globale

L’ingresso di un marchio occidentale come Renault in una partnership con un colosso cinese segna anche un cambiamento nei rapporti geopolitici del settore automotive. Non si tratta solo di un incontro di tecnologie, ma di una vera e propria fusione di strategie: Horse non è destinato al mercato europeo, ma piuttosto a rispondere alle esigenze di quei Paesi dove le elettriche sono ancora lontane dall’essere una scelta accessibile.

Tuttavia, questa nuova alleanza può suscitare domande. Come sarà percepita dal pubblico europeo, che fino ad oggi vede Renault come un simbolo di autonomia tecnologica? E quanto influenzerà la concorrenza con altri marchi che stanno investendo pesantemente nell’elettrico, come Tesla o Volkswagen? La joint venture si pone come una sorta di “diversificazione” nella strategia Renault, che non abbandona il proprio impegno verso l’elettrificazione in Europa, ma punta su una strategia parallela nei mercati emergenti.

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