Michael Schumacher: una rivelazione mette sottosopra il mondo della Formula 1. È un messaggio inedito e importantissimo che scuote tutto il circus.
Nel mondo della Formula 1 c’è chi vede il passato riflesso nel presente. C’è qualcosa di magico quando i vecchi saggi del paddock iniziano a raccontare. Le loro parole pesano come piombo, soprattutto quando parlano di similitudini tra campioni di ere diverse. Eddie Jordan ne sa qualcosa.
Ha visto nascere leggende, ha dato la prima chance a piloti che sarebbero diventati miti. E ora, guardando Max Verstappen sfrecciare in pista, rivede un fantasma del passato. Un fantasma con sette titoli mondiali, e che tutti stavano aspettando da lungo, troppo lungo tempo.
La rivelazione che emoziona
“È Schumacher sotto mentite spoglie”. Jordan l’ha detto così, senza giri di parole. Come quando si riconosce un vecchio amico tra la folla. L’ultima gara in Messico gli ha fatto venire i brividi. Verstappen che difende la posizione come un leone, che spinge al limite ogni curva. Proprio come faceva Michael.
Non è solo questione di talento. È quel modo di trasformarsi appena il semaforo diventa verde. Jordan lo descrive come un demone che si sveglia quando Max indossa il casco. Le corna gli spuntano da sole, dice. Due penalità in Messico per manovre troppo aggressive? Niente di nuovo sotto il sole della Formula 1.
David Coulthard annuisce. Lui che con Schumi ci ha battagliato davvero, vede la stessa fame negli occhi di Max. La stessa voglia di spingere oltre il limite, di scoprire fin dove si può arrivare. Come due artisti che dipingono con lo stesso stile, ma su tele diverse.
Jordan ha una teoria interessante. Quel fuoco, quella grinta da guerriero, Max l’ha ereditata da papà Jos. Come un gene dominante che passa di generazione in generazione. La Formula 1 nel sangue, la vittoria nel DNA.
Le penalità in Messico? Venti secondi in totale per aver spinto Norris sull’erba e averlo costretto a una via di fuga. Scene già viste, che riportano alla mente le battaglie epiche di Schumacher con Hill, con Villeneuve. La storia che si ripete, come un vecchio vinile che suona sempre la stessa melodia.
Coulthard la mette giù semplice: questo sport ha bisogno di eroi e antieroi. Di piloti che non hanno paura di sporcarsi le mani, di andare oltre. Max non cambierà il suo stile, proprio come non lo cambiò Schumi. È questa testardaggine che li rende unici, che li fa entrare nella leggenda.
È strano come il tempo passi ma certe cose rimangano uguali. Come se la Formula 1 fosse un grande teatro dove gli attori cambiano ma i personaggi restano gli stessi. Oggi è Verstappen a interpretare il ruolo del guerriero implacabile. Ieri era Schumacher. Due piloti, un’unica anima da combattente.