La rete autostradale italiana è sempre più in crisi. Dai bilanci del tratto più costoso in assoluto emergono dei dati che fanno riflettere.
L’autostrada A35, nota anche con la sigla BreBeMi dalle iniziali delle tre province interessate Brescia, Bergamo e Milano, collega le città di Brescia e Milano con un percorso posizionato più a sud rispetto al tracciato dell’autostrada A4.
L’A35 è gestita dalla omonima società Brebemi. I lavori di costruzione sono iniziati il 22 luglio 2009 e sono terminati nella primavera del 2014. L’autostrada è stata inaugurata, contestualmente all’apertura del tratto ARCO TEEM della Tangenziale Est Esterna di Milano (A58), come da programma, il 23 luglio 2014, alla presenza del presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi che vedete nell’immagine in basso, del ministro dei trasporti Maurizio Lupi e del presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni.
L’elevato pedaggio (circa 15 eurocent/km contro i 7 dell’A4 che copre lo stesso percorso) e il fatto che l’autostrada sia sostanzialmente un doppione del preesistente tratto di A4 che collega Milano a Brescia hanno fatto sì che il traffico previsto di 60.000 veicoli al giorno, ritenuto necessario per rientrare dell’investimento in tempi ragionevoli, non sia mai stato raggiunto, attestandosi invece sulle 20.000 unità. Il Governo italiano, con la legge finanziaria del 27 dicembre 2014, e la Regione Lombardia hanno quindi stanziato complessivamente 360 milioni di euro di fondi pubblici.
Il tratto autostradale, di fatto, registra perdite per l’undicesimo anno di fila. Nonostante gli aumenti record dei pedaggi autostradali, il bilancio per il 2024 prevede un deficit di 50 milioni di euro evidenziando l’inutilità dell’investimento fatto anche con fondi pubblici. Le tariffe autostradali, le più alte d’Italia, non si possono aumentare, ulteriormente, e scoraggia gli utenti. La Corte dei Conti pertanto ha bocciato l’ulteriore incremento, evidenziando il debito di 2 miliardi di euro. Tra l’altro l’intera filiera delle quattro ruote è finita in crisi.
La concessione, originariamente prevista fino al 2034 e già estesa una volta, e non sarà ulteriormente dilazionata, uno dei tanti sprechi pubblici all’italiana che ha tolto e toglie fondi alla Regione, all’epoca già ampiamente criticata da vari politici e da Legambiente, che hanno sottolineato sia l’inutilità dell’autostrada, incapace di finanziarsi con il proprio traffico, sia l’inopportunità di finanziare con denaro pubblico un’opera approvata sotto la condizione che dovesse essere interamente finanziata da privati.
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